“Ancora una volta siamo costretti ad assistere a un copione doloroso e profondamente ingiusto: la criminalizzazione sommaria di un intero settore, fondamentale per l’economia e la vita di questo Paese, a causa di una tragedia le cui cause sono ancora tutte da accertare”. Michele Demi, presidente di CNA Fita Grosseto, si unisce alla denuncia portata avanti dall’associazione a tutti i livelli.
A seguito di un terribile incidente avvenuto lo scorso 4 agosto nel tratto valdarnese dell’A1, è stato infatti istituito un divieto di sorpasso per i mezzi pesanti su 90 chilometri dell’autostrada, tra le uscite di Incisa-Reggello e Chiusi-Chianciano Terme.
CNA Fita chiede l’apertura immediata di un tavolo di confronto perché, come sottolinea l’associazione, “… la sicurezza stradale è la nostra priorità assoluta, ma questo divieto di sorpasso non risolve le problematiche che sono da attribuire a un’autostrada non adeguata al traffico complesso, non certo a una categoria. Servono importanti interventi sull’infrastruttura, non restrizioni ai mezzi pesanti”.
“Cna Fita esprime il più profondo cordoglio per le vittime dell’incidente e le loro famiglie – prosegue Demi – ma il nostro compito è anche quello di difendere l’onore di centinaia di lavoratori, madri e padri di famiglia che, con sacrificio, professionalità e rispetto delle norme, muovono la ricchezza dell’Italia. Non è ammissibile che fatti del genere gettino un’ombra infamante su un’intera categoria di lavoratori onesti. Attaccare l’intero comparto dei trasporti è un esercizio pigro e pericoloso che non risolve nulla. Anzi, la frettolosa ‘soluzione’ di inasprire divieti in modo indiscriminato, così come viene formulata, rischia di creare più problemi di quanti ne risolva, paralizzando la catena logistica e aumentando i costi per tutti i cittadini”.
“Il vero nodo della questione – aggiunge Davide Pecci, coordinatore di CNA Fita Grosseto – è duplice. Da una parte, l’inadeguatezza infrastrutturale: la nostra rete stradale e autostradale è totalmente inadeguata al transito attuale dei veicoli, soprattutto di quelli pesanti. Parliamo di arterie vitali concepite decenni fa, oggi usurate, manutenute in modo insufficiente e incapaci di reggere volumi e carichi di traffico che sono quintuplicati. Non si possono chiedere standard di sicurezza europei su strade da Terzo Mondo. Pretendiamo di avere la pazienza di Giobbe e la guida di un chirurgo su un percorso a ostacoli! Come se non bastasse, negli ultimi anni il settore è stato oggetto di una raffica di riforme specifiche e burocratiche che, con onestà intellettuale, dobbiamo ammettere, non hanno migliorato la situazione. Sono state riforme calate dall’alto, pensate nelle stanze dei bottoni e non sulle strade, che hanno solo aumentato la burocrazia e i costi operativi, senza incidere realmente sui fattori critici di rischio”.
Cna Fita si è sempre battuta per il rispetto delle regole, della legalità e della sicurezza stradale. “Ma le regole – continua la CNA – per essere efficaci devono essere concordate, non imposte. Deve nascere, quindi, un tavolo di confronto serio con chi la strada la vive e la percorre ogni giorno”.
“Non può essere – continua Pecci – la categoria degli autotrasportatori a pagare per le inadempienze degli altri. Abbiamo avuto molti incontri con le forze dell’ordine e gli organi di controllo, e quello che emerge è doloroso: non ci sono mezzi, risorse umane e strumentazioni per effettuare i controlli di routine e verificare il rispetto delle regole. E non possiamo accettarlo, perché altrimenti non si può pretendere maggiore sicurezza”.
“Non ci tireremo indietro – conclude il presidente Demi – siamo pronti a collaborare per un piano di sicurezza stradale serio, che investa in infrastrutture adeguate e in un sistema di controllo efficiente e moderno. Ma finché il dibattito si riduce a una caccia alle streghe, questo Paese non farà un solo passo avanti”.


